C’è grande preoccupazione nel settore cinematografico attorno alla riforma del TUSMA (Testo Unico sui Servizi Media Audiovisivi). Così tanta preoccupazione che l’unione produttori Anica ha acquistato una pagina pubblicitaria sul quotidiano La Repubblica e ha pubblicato un avviso a pagamento dal titolo “Produttori Indipendenti dell’Anica si aspettano che il Governo sia coerente con la dichiarata difesa della cultura e del cinema italiano“. E questo proprio nel giorno in cui sono uscite alcune brevi dichiarazioni del sottosegretario alla cultura Lucia Borgonzoni su Il Sole 24 Ore dove tenta di rassicurare il settore anche su questo tema.
Nel testo dei produttori (sotto potete leggere la versione integrale) si elencano, punto per punto, tutti i delicatissimi temi che non vanno proprio giù ai produttori dopo i pareri espressi dalle Commissioni parlamentari. In particolare, l’unione produttori Anica teme “la riduzione dei livelli di investimento delle Tv private e delle piattaforme globali in film, serie, documentari italiani ed europei e l’eliminazione delle tutele storicamente previste per l’industria cinematografica e audiovisiva indipendente italiana”. E accusa: “È una riforma esclusivamente a favore dei grandi broadcaster e delle piattaforme”.
All’interno del testo, i produttori chiedono al Governo di:
“tutelare la produzione indipendente al fine di mantenere e rafforzare i livelli occupazionali raggiunti negli ultimi anni”
“garantire l’accesso al settore di giovani imprenditori e nuovi talenti”
“sostenere la biodiversità dell’industria audiovisiva italiana, composta perlopiù da piccole e medie imprese, che hanno dimostrato grande resilienza dopo il Covid”
“mantenere la titolarità delle idee sulle nostre storie sviluppate e realizzate in Italia”
E conclude: “Se fossero confermati i tagli agli investimenti proposti, l’ovvia conseguenza sarebbe una riduzione dei livelli occupazionali per i lavoratori italiani del settore e un minor peso dei racconti e della narrazione italiana a beneficio delle produzioni internazionali”.
fonte: @larepubblica